L'Izs scopre anche in Sardegna il virus della Febbre del Nilo

TERAMO – Risulta ancora una volta decisivo il contributo tecnico-scientifico di ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, quale Centro di Referenza Nazionale per le malattie esotiche degli animali (Cesme), nell’accertamento dei casi di West Nile Desease, meglio conosciuta come Febbre del Nilo che ha provocato il decesso di alcune persone nel Nord Italia. L’Izs ha infatti confermato la positività al virus in zanzare rinvenute nel territorio del comune di Ottana (Nuoro) nel corso delle attività di sorveglianza messe in atto dal Dipartimento di prevenzione della Ats-Assl di Nuoro in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna. Sono inoltre risultati positivi al virus tre esemplari di cornacchia grigia abbattuti a Nuoro, in località Corte e a Prato Sardo, e a Siniscola, in località Marfili, durante le operazioni di sorveglianza effettuate sugli uccelli stanziali appartenenti alle specie bersaglio.
L’Izs è Centro di Referenza Nazionale dal 1991 e ad esso è affidata anche la conferma diagnostica dei casi sospetti nonché la raccolta, l’analisi e la diffusione dei dati.
Come spiega il Direttore Sanitario, Nicola D’Alterio, «il confronto con i dati relativi alla circolazione virale negli anni passati conferma che il 2018 è un anno eccezionale in Italia per il virus della West Nile, con un inizio precoce della stagione di trasmissione che ha raggiunto rapidamente il picco epidemico. Basti pensare che nei soli mesi di giugno e luglio il numero di positività confermate nelle zanzare dal nostro CESME è risultato 8 volte superiore a quello segnalato nel corso dell’intero 2017, di 5 volte per gazze e cornacchie considerate le specie più sensibili all’infezione, e di 2 volte per gli equidi. Ovviamente la maggiore circolazione virale negli animali e nei vettori si riflette nell’aumento dei casi nell’uomo». «Nel 2017 sono state 55 le persone colpite dal virus, tra queste 27 hanno sviluppato una sindrome neurologica – aggiunge la dottoressa Federica Monaco, responsabile del Laboratorio di Referenza OIE per la West Nile Fever dell’IZSAM, che continua – da giugno ad oggi il numero delle persone infette è di 255 casi confermati, di cui 103 nella forma neuro-invasiva che ha portato al decesso di 10 pazienti. La diffusione della Febbre del Nilo Occidentale è collegata al clima che influenza la presenza e l’abbondanza delle zanzare; le peculiari condizioni di temperatura e umidità registrate nei mesi primaverili potrebbero aver creato le condizioni dell’intensa circolazione virale». Per l’uomo non esistono vaccini nei confronti della malattia, pertanto è di fondamentale importanza l’attività di prevenzione a cui contribuisce in maniera determinante il Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche degli animali dell’IZSAM, i cui dati sono estremamente rilevanti da un punto di vista epidemiologico. Per prevenire l’infezione è necessario ridurre l’esposizione alle punture di zanzare attraverso l’uso di repellenti, indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto, o usando zanzariere alle finestre. È altresì importante ridurre il numero di zanzare attraverso trattamenti di disinfestazione periodici disposti dalle ASL e dai Comuni, avvalendosi delle competenze entomologiche degli Istituti Zooprofilattici che operano sul territorio.